giovedì 24 marzo 2011

Fosse Ardeatine

Oggi sono stato alle Fosse. Vedere il Presidente della Repubblica in carica venire sempre in questo giorno ad onorare i caduti è motivo di commozione.
Ha dichiarato che questa commemorazione va inquadrata in quelle per l’Unità d’Italia e ho pensato che coloro che dormono sotto la grande pietra possono essere contenti.
Due cose oggi mi hanno colpito. La prima è la notizia del riconoscimento delle salme di due caduti dopo 67 anni. L’altra è la presenza di numerose scuole venute da ogni parte d’Italia delle quali sono state pronunciate i nomi. La prima è stato l’istituto di Parma che porta il nome di mio padre.
Guido Albertelli

giovedì 17 marzo 2011

RICORDO DI UN EROE DELL’UNITA’ D’ITALIA

A me piace Garibaldi.
Lo guardo in un dipinto che ho a casa e gli trovo uno sguardo caldo e simpatico.
Senza le sue gesta cosa sarebbe stato il Risorgimento? E dove avrebbero trovato in Sudamerica un mito credibile delle loro rivoluzioni, il Che Guevara dell’ottocento? Aitante, biondo,capelli lunghi, fazzoletto al collo è l’icona più conosciuta nei due mondi. Non si può dimenticare che in ogni città o paese italiani c’è una via, sempre importante, che si chiama così oppure un monumento a cavallo dove Lui si offre al mondo e a noi con la fierezza semplice del vincitore popolare. Tra i cavalieri delle piazze è l’unico tra i grandi che non sia re, principe, nobile o generale d’armata.
Chi vince nell’immaginario tra Lui e il re donnaiolo, tra Lui e il furbo ministro, tra Lui e il pensatore triste?
Chi combatte ed è ferito dal fuoco amico? Chi avanza vittorioso ed all’ordine di fermarsi, obbedisce? Chi ,con un drappello di uomini conquista un regno, lo cede in un incontro a cavallo e rifiuta tutti gli onori? Chi ruba al marito una madre di quattro figli per farne una fiera rivoluzionaria sudamericana ed una ribelle italiana?
Quando prima della guerra, da bambini si giocava con le spade di legno, se gridavi per primo “ io sono Garibaldi”, l’avversario non poteva che dire, un poco a malincuore, “io sono Mussolini”, ma sapeva di aver già perso.
Fu politico e da deputato si battè per una capitale migliore. Fu capo dei massoni e più libero di lui non ci fu nessuno a quel tempo Fu scrittore, agricoltore e si sposò tre volte. La seconda moglie, la contessina, fu cacciata la sera delle nozze perché non era vergine come diceva un bigliettino anonimo consegnato al condottiero. Fu il suo tormento. Infatti dovette aspettare vent’anni per ottenere dallo Stato il divorzio e alfine sposare la sua amata contadina che in vecchiaia gli tagliava i riccioli dei capelli e della barba per soddisfare l’idolatria dei fans dell’eroe.
Non ce lo toccate Garibaldi, politici ignoranti. Oltre alla mamma, al primo amore e agli ideali giovanili spezzati, non c’è in noi ricordo più vivo della sua vita di Italiano coraggioso e semplice.


Guido Albertelli